Da quando ho iniziato l’università il periodo delle feste natalizie per me è particolarmente importante perchè sono giorni preziosi da passare con la mia splendida famiglia. E così anche a capodanno non ho mai accettato di andare a fare cenoni con gli amici come di solito si fa. Sono sempre stata gelosa del momento in cui ci si scambia gli auguri con i familiari più stretti, quando ci si abbraccia forte e nell’augurarsi un anno pieno di gioia, tra le righe ci si ripete quanto ci teniamo l’uno all’altro. E’ come rendersi conto in quel momento che il tempo sta passando e non vorremmo che accadesse. Sono sempre un po’ malinconica e triste infatti e onestamente la cosa mi fa sentire un filino d’ansia!
Quest’anno però le cose sono andate diversamente. Il gruppo giovani del Rinnovamento nello Spirito (RnS) che frequento mi ha invitato ad un capodanno da vivere diversamente, ovvero, in comunità, alla presenza di Dio e provando a fare un’esperienza di evangelizzazione a Firenze!
Wow, come dire di no?
Ovviamente ho accettato subito perchè quando si tratta di Dio ammetto di fare fatica a rifiutare. Dio però sa la fatica che ho fatto nel riuscire a stare con la mia famiglia una sola settimana e per questo ha preparato per me qualcosa di esageratamente meraviglioso in grado di compensare alla grande la nostalgia di casa.
Vorrei condividere qualcosa di quest’esperienza durata 5 giorni e che mi ha lasciato davvero tanto nel cuore.
La cosa principale che ho assaporato è stato capire che per riuscire a portare Gesù agli altri devo prima conoscerlo bene. E solo attraverso la comunità può avvenire questa conoscenza. Sono arrivata a questa riflessione dopo le catechesi che ci hanno fatto sul passo di San Paolo in Atti 4, 23-31 e 1 Ts 1, 1-10 in cui si parla di come reagivano insieme i primi discepoli durante le difficoltà e come si lasciavano guidare dallo Spirito Santo.
Lo Spirito diceva loro come affrontare le situazioni, ma la cosa più bella è stato accorgersi che in loro non vi era alcuna paura. Nella difficoltà infatti lodavano il Signore, perchè si fidavano di Lui al punto da ringraziarlo per come li avrebbe aiutati a vincere i pericoli. Non erano disperati ma lo lodavano per la sua potenza, la sua perfezione in tutte le cose che fa e quello che chiedevano era solo che Lui agisse in quella situazione.
Questo mi fa conoscere meglio Gesù, mi fa comprendere quanto sia stupida a volte a sentirmi in difficoltà, quando invece l’unica cosa che conta è che in quella situazione non sono da sola, Lui è con me a viverla.
Durante la confessione ho avuto una potente rivelazione. Ci sono ferite che a fatica si rimarginano e Gesù per guarirmi ha voluto dirmi una cosa importante: “Quando pensi a quelle parole, a quella situazione pensa che proprio quelle 2 occasioni della tua vita rappresentano i momenti in cui ti sono stato più vicino! Non riuscivi a vedermi ma ero proprio lì, ti accarezzavo e ti stringevo a me perchè non potevo sopportare che tu fossi sola con quel dolore. Sapevo bene quanto male faceva ripensare a quello che era appena successo, lo sentivo sulla mia pelle ed ero lì con te, ti sentivi a pezzi e io ti stringevo per farti rimanere integra.”
Che gioia poter trasformare i giorni più bui della mia vita nei momenti in cui sono stata figlia, più che mai, di Dio.
Come facciamo a trasmettere agli altri tutto questo? In che modo annuncio Gesù al prossimo? Sempre in questi passi e anche attraverso un video molto stimolante, ho capito che possiamo parlare di Gesù agli altri se ci diamo l’opportunità di conoscerlo, altrimenti cosa diciamo di Lui se non lo conosciamo?
Vedendo il video ho capito che la terza ragazza riesce ad evangelizzare perchè ha passato del tempo con Gesù, sono sicura che lo incontra spesso e Lui, oltre a farsi conoscere, da buon amico, le ha insegnato delle cose importanti, come l’amore per il prossimo, la carità per i fratelli che soffrono, la delicatezza nel voler salvare la persona che hai accanto. Molti di noi hanno incontrato Gesù ma quello che fa la differenza e che ci permette di portarlo nel cuore delle altre persone è aver passato del tempo con Lui, aver avuto più occasioni di incontro, avergli dato l’opportunità di fare con noi delle uscite con il nostro gruppo di lode il lunedì per esempio o un’ora di silenzio alcune sere in chiesa durante l’adorazione, o delle chiacchierate un paio di giorni in comunità con giovani e sacerdoti.
Ragionando su questo concetto mi è venuto in mente un esempio.
Per capire l’importanza di conoscere Gesù e non solo incontralo una volta ho pensato a quando incontriamo l’uomo della nostra vita!
Lo vedi la prima volta, gli dai la mano e ti presenti, e in quel momento guardandolo potresti pensare:” Carino questo ragazzo, mi ha fatto una bella impressione”, magari ne siete un po’ affascinate, vi lascia qualcosa insomma… Ecco, obiettivamente ammettendo che lui sia l’uomo della vostra vita, non lo diventerà mai se non si creano occasioni in cui potete continuare a conoscervi, parlare, vedervi, giusto?
Ecco, se invece questi momenti di approfondimento della conoscenza si verificano, allora con il tempo può nascere una simpatia, la decisione comune di frequentarsi, di mettersi insieme, di fidanzarsi e poi di sposarsi. Ecco, ora immaginate il giorno del vostro matrimonio: la sposa sta finendo di prepararsi e chiude gli occhi per un attimo, rivede quella stretta di mano, la prima volta che l’ha visto e pensa “accidenti, chi avrebbe mai detto che era proprio lui l’uomo della mia vita?!”.
Se non ci fossero stati i successivi incontri quella ragazza non potrebbe parlare agli altri di questo ragazzo come ne parla ora descrivendolo come suo sposo, non potrebbe dire alla gente come è fatto, cosa gli piace di lui, cosa non gli piace, perchè lo ama, perchè lo ha scelto.
Bene, con Gesù è lo stesso. Ha un carattere stupendo, tantissime qualità e sono necessari più incontri per conoscerlo a fondo e arrivare al giorno in cui, intanto, siamo noi stessi a sceglierlo per la nostra vita, una volta fatta questa scelta potremo parlare di Lui agli altri nel modo giusto ed evangelizzare.
Questi incontri possono avvenire se diventiamo davvero chiesa, comunità che è unita proprio nel suo nome. Solo riscoprendoci membra di un solo corpo riusciremo a conoscere davvero Gesù e a permettergli di salvare noi e il mondo. I pilastri della chiesa infatti sono rappresentati dall’insegnamento apostolico, dalla preghiera personale e comunitaria, dalla divisione dei beni con la comunità e dalla frazione del pane.
Con l’insegnamento permettiamo alla parole di Dio di istruirci e comprendere meglio il disegno di Dio per la nostra vita e per l’umanità, la preghiera ci permette di dialogare personalmente con Dio e di entrare in relazione con lui, la divisione dei beni ci fa essere vera famiglia e la frazione del pane ci trasforma in Cristo perchè “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56).
Come ci ha detto don Guido è nella comunità che si trova Cristo, perciò questa è la chiesa che cerco, questa è la chiesa di cui voglio far parte: una comunità che cresce nella conoscenza della parola, nell’organizzazione di momenti di condivisione con i fratelli e nella evangelizzazione del prossimo per portare a quante più persone la lieta notizia che Gesù ci ha salvato, che tu non coincidi con il tuo peccato, non contano più i tuoi errori, puoi ripartire da zero ogni giorno, ogni ora senza dover pagare, sei libero e in questa libertà Lui desidera amarti in eterno!