S A N T I

Sono stati giorni molto fecondi gli ultimi vissuti. Sono tornata a casa per le festività dei santi e dei defunti e Dio mi ha donato tante riflessioni, a partire da un mio errore.

Qualche giorno fa ho avuto una telefonata con mia madre in cui manifestavo le mie preoccupazioni sul cammino di mio fratello, dicendo che nessuno lo corregge, che non lo riconosco a volte e ovviamente lei ha provato a dirmi che c’è una libertà che purtroppo neanche lei può violare. Ma io andavo avanti come un treno ed elencavo tutte quelle mancanze che vedo da parte dei miei genitori rispetto all’affrontare certe tematiche importanti… Non contenta ho rincarato la dose dicendole che lei si giustificava mentre invece doveva guardare la realtà e incamminarsi, vivere un travaglio interiore, dovuto all’urgenza di fare qualcosa, che ti spinge a lavorare su di te, a perfezionarsi. Insomma ci sono andata pesante! La telefonata sia è conclusa con il silenzio di mia madre…

Il giorno dopo, arrivata a casa, mia madre con il sorriso mi ha abbracciato per darmi il benvenuto (poi capirete perchè vi dico questo dettaglio) e più tardi mi ha detto che era reduce dalla nostra telefonata nella quale si è sentita demolita anche in quel poco che credeva di aver fatto di buono e che per lei era una giornata particolare. Sentire le sue parole e vedere la sua faccia mi ha rattristato molto e mi ha messo di fronte ad un grosso limite!!! Mi sentivo malissimo perchè mi sembrava di capire cosa stesse vivendo, come si sentisse nel suo rapporto con Dio: in difetto… e mi rendevo conto che mi ero inorgoglita perchè il modo in cui avevo annunciato certe cose era superbo e per niente misericordioso. Che piccola e misera che sono, appena credo di sapere una cosa mi dimentico di quanta pazienza ha e ha avuto Dio nella mia vita, di quanto io sia stata grata perchè mi accorgevo che Lui stava proprio aspettando e rispettando i miei tempi per mostrarmi qualcosa o per farmi crescere.

Ho capito che mia madre non si è sentita incoraggiata a migliorare perchè Dio era con lei, ma si è sentita lontana da Lui perchè incapace di fare qualsiasi cosa. Ho capito che questo è il gioco del nemico e tutte le volte che facciamo sentire un fratello così stiamo al suo servizio! Questo lo posso dire perchè lo riconosco quando faccio certi pensieri su di me  (quando mi sento giù, triste e infelice perchè non riesco che a guardare la mia miseria) e so bene che non vengono da Lui! Nel pentirmi e dispiacermi perchè avevo ferito mia madre ho fatto esperienza della misericordia di Dio nella confessione ma ancora prima in un pensiero che in un attimo mi ha riempito gli occhi di lacrime.. Ho pensato: “Guarda come deve amarmi mia madre! Nonostante l’avessi ferita è venuta ad abbracciarmi con le braccia aperte e con il desiderio di accogliermi e dirmi che era contenta di riavermi un po’ a casa. Ecco, l’attimo dopo mi è sembrato di capire in millesima misura l’amore di Dio… ho immaginato Lui, che è proprio così, che se anche lo feriamo non può evitare di accoglierci sempre e posso capirlo perchè l’ho vissuto concretamente in quell’abbraccio”.

E questo mi ha ancora confermato quanto sia importante guardare sempre l’altro con gli occhi di Cristo perchè dopo che fai una predica può succederti che a opere concrete l’altro ti fa fare esperienza del Suo amore, e lì puoi solo stare in silenzio e dire grazie!

Quanti pianti mi sono fatta, soffrivo per il male fatto e per la consapevolezza di quello che sono, proprio niente, se non sto sempre aggrappata alla fonte! Dio ha continuato però a parlarmi attraverso un commento al vangelo del 1 novembre di don Luigi Maria Epicoco che vi riporto:

Il punto di partenza della nostra gioia, della nostra beatitudine è il nostro pianto. Questo è in sintesi il vangelo di oggi. Ogni vera beatitudine ha un trampolino di lancio che è la realtà nuda e cruda che stiamo vivendo adesso. Credere non significa evadere, ma significa capire che ciò che ci inchioda, che ci fa soffrire, che ci toglie il sonno, che ci discrimina, che ci opprime, non possiamo fare finta che non esista. Esiste eccome! Ma non come qualcosa che ci condanna e basta, ma come qualcosa da cui partire. La santità non è non avere pianto. La santità è avere una direzione dentro il pianto. E’ comprendere che non bisogna negare il dolore o la sofferenza, e nemmeno scenderci a patti, ma “accettare” per “attraversare”. I santi accettano la loro vita perchè la vogliono attraversare. Gli altri o evadono in mille modi possibili, o accumulano rabbia fino alla fine dei giorni. In questo senso la parola “beato” che Gesù pronuncia in realtà suona come una promessa, come una direzione da prendere, come una strada da percorrere nel bel mezzo delle nostre rassegnazioni. I santi non sono degli “arrivati” ma dei “viandanti”. E la negazione della santità è rimanere fermi. Buon cammino. Fatti santo! 

Inutile dire che la pelle d’oca non mi lasciava più e non sapevo cosa dire prima al Signore! Stavo proprio vivendo quello che c’era scritto lì!!!

Allora ho capito cosa farne di quel pianto, di quel dolore che provo tutte le volte che Dio mi parla e io comunque continuo a sbagliare. Ho capito che è solo accorgendomi, e non scansando, queste cose che mi inchiodano, che posso trasformarmi. Ho capito che c’è una direzione verso cui far scorrere quelle lacrime, che posso chiedere a Dio di farmi partire da quel limite e di riuscire a cambiarlo, mettendolo nelle sue mani. Se non facessi così resterei ferma, perchè perderei tempo a dirmi: “ma come ho potuto? perchè sono così brutta?”… Dio trasforma queste domande in: “Come si fa a cambiare? Come posso diventare bella?”.

Amo Dio per questo perchè capovolge le mie domande in un modo che mi fa sempre sorridere, che mi dà sempre leggerezza e le risposte me le dà facendomi fare esperienza, vedendo con i miei occhi che quella cosa X in me è cambiata con il Suo aiuto!

Se mia madre leggerà questa pagina, oltre a chiederle nuovamente perdono per non essere stata immagine di Cristo nel mio parlare, vorrei dirle di sforzarsi di piangere, visto che so quanta fatica fa a lasciarsi andare, e quanto avrei voluto che lo avessimo fatto insieme, invece che censurarci entrambe quando ci siamo chiarite. Le voglio augurare di scoprirsi sempre, nella sua fragilità, donna sorretta e guidata dal Dio dell’impossibile che tanto la ama e che la attende a braccia aperte come lei fa con me!

“Signore facci santi!!!”

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